Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: genio incompreso o artista ribelle

Madonna dei Palafrenieri Caravaggio

Chissà come sarebbe felice Caravaggio se sapesse che oggi è considerato l’artista più famoso al mondo. Lui che era così ambizioso, così desideroso di fare conoscere la sua arte a tutti, ma allo stesso tempo così osteggiato dagli altri artisti contemporanei. Ma del resto come biasimarli? All’improvviso arriva a Roma questo giovane dal nord Italia, con uno stile artistico così diverso rispetto a quanto si era visto fino a quel momento. I suoi chiaro scuri, quelle figure così realistiche e prive di idealizzazione, quei piedi sporchi, quelle madonne umili, quegli apostoli dai volti poco accattivanti. Come poteva considerarsi arte una tale oscenità?

Ma Caravaggio continuò per la sua strada, nonostante le critiche e nonostante il rifiuto di alcune sue opere da parte degli stessi committenti. Molti pensarono (e lo pensano ancora oggi) che lui fosse un artista ribelle, che volesse mandare un chiaro messaggio ad un Chiesa oramai falsa e ipocrita, che volesse prenderla in giro e deriderla nei suoi stessi luoghi e nei suoi dogmi più cari. In realtà, da quello che sappiamo, Caravaggio era un uomo molto religioso, vicino al cristianesimo della prima ora, quello che si rivolgeva ai più poveri, ai più umili, a coloro che più avevano bisogno. Questo è quello che lui rappresentava nelle sue opere, e questo era il suo messaggio. Poi se vogliamo parlare della sua condotta di vita, delle sue frequentazioni, delle risse in cui veniva costantemente coinvolto e dell’omicidio che lo costrinse a fuggire da Roma, allora dovremmo aprire un’ampia parentesi. Ma di certo non è con le sue opere che manifestava il suo spirito ribelle.

C’è da dire anche che Caravaggio visse in un periodo storico molto delicato. Dopo la riforma protestante la Chiesa rispose con la Controriforma e con una serie di provvedimenti che coinvolgevano anche l’arte: le opere di soggetti sacri non dovevano essere provocanti e soprattutto non dovevano diffondere falsi dogmi. Molti artisti, per non incappare nella censura, si facevano aiutare da esperti iconologi. Caravaggio invece amava agire da solo, e questo lo pagò a caro prezzo.

Con questo articolo voglio raccontarvi le opere che furono censurate dalla chiesa e che poi hanno avuto un destino diverso rispetto a quello per cui erano state concepite. Censurate perché non aspettavano in pieno i rigidissimi canoni imposti dall’arte della Controriforma, particolarmente severa e restrittiva proprio in quegli anni. Chissà, magari se Caravaggio fosse vissuto in un’altra epoca, oggi le sue opere avrebbero avuto un destino differente. Ma questo non lo sapremo mai.

Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: ecco cosa troverai in questo articolo

Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: il San Matteo e l’Angelo

La prima opera rifiutata di Caravaggio (o presunta tale) sarebbe il san Matteo e l’Angelo della Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Più precisamente si tratterebbe della prima versione realizzata dallo stesso Caravaggio. Una versione che non piacque e costrinse l’artista a realizzarne una seconda, quella che invece oggi noi ammiriamo. Queste informazioni ci vengono date da due biografi: Giovanni Baglione e Giovanni Pietro Bellori. Giovanni Baglione, anche lui artista, ebbe parecchi contrasti con Caravaggio e arrivò addirittura a citarlo in giudizio per diffamazione.  Scrive che “Il quadro d’un certo San Matteo, che prima aveva fatto per quell’altare di San Luigi, e non era veruno piaciuto“. Giovanni Pietro Bellori, qualche anno dopo scrive “terminato il quadro di mezzo di San Matteo e postolo su l’altare, fu tolto via dai preti, con dire che quella figura non aveva decoro, né aspetto di Santo […]”.

Perché il dipinto viene rifiutato?San Matteo e l'Angelo Caravaggio

Il dipinto in questione sarebbe quello che vedete in questa foto in bianco e nero, unica testimonianza rimastaci prima della sua distruzione avvenuta a Berlino durante la seconda guerra mondiale. Il dipinto quindi sarebbe stato rifiutato perché poco decoroso e poco rispettoso per la figura del santo. San Matteo viene raffigurato come un uomo dai lineamenti e dal corpo rude e rozzo, tipico di chi nella vita ha lavorato di fatica. Indossa una veste che gli lascia le gambe completamente scoperte, mentre i piedi sono in primissimo piano, così tridimensionali che sembrano uscire fuori dalla tela. Guarda le pagine scritte sul libro come se avesse poca dimestichezza con la lettura e facesse fatica a decifrare quanto scritto. Pagine che in realtà ha scritto lui nel suo stesso Vangelo. Ad aiutarlo in questo arduo lavoro è l’Angelo, seduto al suo fianco, che guida la sua mano  con uno sguardo di dolcezza e compassione. Ne viene fuori un’immagine troppo realistica e poco idealizzata, per nulla adatta alla rappresentazione di un santo.

La seconda versione invece sembrerebbe restituire al santo un aspetto più dignitoso ed una maggiore capacità intellettiva.

Ma si tratta davvero di un’opera rifiutata?

Questa domanda se la sono posti in tanti nel corso del tempo, anche perché la dimensione della tela della prima versione è poco compatibili con lo spazio della cappella. Per quale motivo Caravaggio avrebbe realizzato un dipinto quadrato per uno spazio rettangolare? Non avrebbe alcun senso.  Oggi si è più propensi a pensare che questa prima versione in realtà era una copia provvisoria da collocare come pala d’altare devozionale in attesa che la cappella fosse terminata. Quindi nessun rifiuto e nessuna contestazione.

A tutto questo bisogna aggiungere che il dipinto, prima di finire a Berlino, faceva parte della collezione di Vincenzo Giustiniani, che tra le altre cose possedeva altri 3 dipinti raffiguranti gli altri 3 evangelisti, realizzati da artisti differenti. Coincidenze?

Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: la Madonna dei Palafrenieri

Madonna dei Palafrenieri CaravaggioDecisamente più eclatante è il caso della Madonna dei Palafrenieri, opera che noi oggi ammiriamo alla Galleria Borghese di Roma. L’opera in realtà era stata commissionata nel 1605 dalla arciconfraternita dei Palafrenieri per la loro cappella dedicata a Sant’Anna nella Basilica di San Pietro. Immaginatevi la gioia di Caravaggio nell’apprendere che avrebbe esposto una sua opera nella chiesa più visitata al mondo. Certo aveva già realizzato il ciclo di San Matteo nella chiesa di San Luigi dei Francesi, ed aveva realizzato due opere per la Cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo. Due chiese che gli garantivano una certa notorietà e visibilità. Ma realizzare un’opera per la Basilica di San Pietro era il sogno di ogni artista, una garanzia di prestigio oltre che di immortalità. Tutti l’avrebbero vista. Tutti l’avrebbero ammirata. Tutti avrebbero conosciuto la sua arte. Aveva tutte le motivazioni per realizzare un’opera di successo.

Descrizione del dipinto

Il dipinto della Madonna dei Palafrenieri vede protagonisti 4 personaggi: Sant’Anna, madre di Maria; la Madonna, madre di Cristo; Gesù Bambino; un serpente la cui testa viene schiacciata. Un dipinto che mostra tutte quelle che sono le caratteristiche della pittura di Caravaggio: un fondale scuro, figure umane molto realistiche e una luce che illumina i protagonisti oltre che alcuni particolari.

Una volta terminato e consegnato il dipinto viene posto nella cappella in San Pietro alla vista di tutti. Vi rimarrà pochissimo tempo, perché poco dopo viene inaspettatamente spostato nella vicina chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri. Qui viene poi visto da Scipione Borghese che lo acquista e lo inserisce nella sua ricca collezione.

Perché l’opera è stata rifiutata?

Sarà stato il volto rugoso e poco idealizzato di Sant’Anna, che non rappresenta adeguatamente una santa, a creare scandalo? Sarà stata le scollatura ed il seno prorompente di Maria, poco adatto a rappresentare la madre di Dio? Sarà stato il bambino, troppo grande per essere rappresentato nudo? Di certo non avrà aiutato il fatto che a prestare il volto per la Madonna fu Lena Antognetti, una nota cortigiana amica di Caravaggio, che ben poco si prestava a rappresentare la Vergine. O magari ci fu lo zampino di Scipione Borghese che era noto per i suoi astuti stratagemmi con i quali si accaparrava capolavori a buon mercato.

E se invece il problema era di natura dogmatica?

In quegli anni le questioni dogmatiche erano molto dibattute dalla Chiesa, impegnata nella lotta contro il protestantesimo e ad evitare che si diffondessero false credenze che potessero creare confusione nel fedele. Uno di questi dibattiti riguardava proprio la questione sul chi doveva schiacciare la testa del serpente. Secondo la Chiesa Cattolica a schiacciare la testa del serpente è Maria. Secondo i protestanti invece è Gesù.

Le Sacre Scritture non aiutavano molto a risolvere la questione. La famosa traduzione in latino della Bibbia, la Vulgata di San Girolamo, presentava in alcune versione il pronome ipse, mentre in atre il pronome ipsa. Quindi chi schiaccia la testa del serpente, Lui o Lei?

Per realizzare la sua Madonna dei Palafrenieri molto probabilmente Caravaggio tiene in considerazione la bolla di Pio V che nel 1569 precisa che il serpente è schiacciato dalla Madonna ma con l’aiuto dl Figlio. Indicazione che viene eseguita alla lettera anche da un altro pittore, Ambrogio Figino, che realizza una Madonna del serpente, in cui viene raffigurata questa stessa identica scena.

Ma mostrare una tematica così importante per la lotta contro il protestantesimo, in un modo così poco decoroso e soprattutto nel tempio del cristianesimo, molto probabilmente fu ritenuto poco consono. Tutta la scena non ha nulla di divino. Anzi, sembra una classica scena casalinga, di un serpente che viene schiacciato nel fienile semplicemente per essere allontanato dalla casa, e senza alcun riferimento all’importanza di questo dogma.

Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: la Morte della Vergine

Caravaggio - La Morte della Vergine

Ultimo dipinto ad essere inserito tra le opere di Caravaggio che furono censurate dalla Chiesa è la Morte della Vergine, che oggi si trova al Museo del Louvre. La morte della Vergine è un tema ampiamente rappresentato nella storia dell’arte e Caravaggio nello specifico si rifà ad una iconografia tradizionale, quella della dormtio virginis, ovvero la dormizione della Vergine. Questa iconografia deriva da una dottrina, sostenuta da molti teologi, secondo la quale la Vergine in realtà non muore ma si addormenta e viene assunta in cielo con tutto il suo corpo. Solitamente quindi la Vergine viene rappresentata distesa su un letto, immobile, circondata dagli apostoli che la piangono. La sua espressione è serena e lascia presagire che quella ad essere finita è solo la vita terrena.

Una iconografia rivisitata

Caravaggio quindi si attiene a questa iconografia ma come sempre la reinterpreta a modo suo. La scena è rappresentata in un ambiente povero e semibuio. Gli apostoli attorno a lei piangono, sono disperati, non c’è nulla nelle loro espressioni che lascia spazio alla speranza. Sulla destra la Maddalena, anche lei affranta dal dolore, con la testa reclinata in avanti  e il volto nascosto, piange lacrime inconsolabili. Tutto ci dice che è tutto finito. Non c’è nessun richiamo alla divinità, nessuna luce che viene dall’alto, nessun elemento idealizzato. Già questo potrebbe di per sé essere elemento discriminate. Ma quello che lasciò tutti interdetti fu la rappresentazione della Vergine.

Gurdatela, distesa su un piano che non sembra neppure un letto, con il corpo privo di vita, la testa reclinata, i capelli scarmigliati, la mano che penzola nel vuoto, le caviglie scoperte e quei piedi sempre in primo piano. Perché i piedi sono sempre in primo piano? E poi quel ventre gonfio: che cosa vuole intendere? A che cosa si fa riferimento?

Si diceva inoltre che Caravaggio avesse preso  come modella una giovane prostituta annegata nel Tevere. La Madonna, concepita senza macchia di peccato originale, vergine e madre; la Madonna, che doveva essere rappresentato bella perché facente parte di un progetto divino; la Madonna, madre del figlio di Dio, rappresentata da una prostituta! Cosa ci poteva essere di più oltraggioso? E pensare che gli era stato specificato che tutta la rappresentazione doveva essere dignitosa!

Il punto di vista di Caravaggio

Io tuttavia non darei tanto torto a Caravaggio. Dopotutto le sue opere erano già famose, così come il suo stile. Che cosa si aspettavano i committenti di diverso? E poi, se proprio vogliamo leggere l’opera nell’ottica del suo autore, il ventre gonfio della Vergine rappresenta il fatto che lei, essendo madre della Chiesa, era piena di grazia, esattamente come disse l’angelo quando venne ad annunciarle che sarebbe diventata la madre del figlio di Dio. Caravaggio fu coerente con se stesso, con il suo stile e con il messaggio divino.

Sfortunatamente i suoi committenti non la videro allo stesso modo e come preannunciato l’opera fu rifiutata.

Caravaggio e le opere censurate dalla Chiesa: riflessioni conclusive

Quelle che abbiamo appena visto sono le 3 opere che secondo la tradizione sarebbero state rifiutate dalla censura e che che quindi hanno avuto un destino differente rispetto a quello per cui erano state commissionate. Una censura che non colpì soltanto Caravaggio, ma anche diversi artisti che si videro rifiutate le proprie opere e in alcuni casi dovettero rispondere del proprio operato. Uno dei casi più eclatanti riguarda l’Ultima Cena realizzata da Paolo Veronese,  accusato di trasmettere informazioni errate. Per evitare problemi l’artista preferì rinominare il quadro in Cena a casa di Levi. Ma non sempre fu possibile riuscire a cavarsela con così poco.

Anche la Madonna dei Pellegrini, sempre di Caravaggio, rischiò di essere rifiutata. Ad essere contestati, ancora una volta, quei piedi sporchi in primo piano che i pellegrini inginocchiati ci mostrano, e ancora una volta una iconografia tradizionale rivisitata. Per fortuna oggi possiamo ammirare l’opera nella sua collocazione originale, ovvero la chiesa di S. Agostino a Roma.

Forse Caravaggio è nato nell’epoca sbagliata, forse se fosse nato in un periodo diverso le sue opere avrebbero ricevuto un trattamento migliore e il suo talento non sarebbe stato messo in discussione così tante volte. O forse è nato nel momento giusto, perché senza di lui non avremmo avuto molti altri grandi arsisti che a lui si sono ispirati

Informazioni su Giusy Vaccaro 107 Articoli
Laureata in Beni Culturali , attualmente sto proseguendo gli studi in Storia dell'Arte presso l'Università di Palermo. Dopo aver accumulato molti anni di esperienza nel settore dell'informatica, ho deciso di seguire la mia passione per la cultura e il territorio, fondando il blog ioamolasicilia.com, dedicato alla valorizzazione della Sicilia. Sono inoltre presidente dell'Associazione Culturale Pantarei che promuove eventi culturali e iniziative artistiche.

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